lunedì 27 maggio 2013

I TALENTI E IL DIVERSO

 I TALENTI E IL DIVERSO


“Ogni creatura sulla terra si offre.Patetica,ingenua,si offre:sono nato!Eccomi qua,con questa faccia,questo corpo e questo odore.Vi piaccio?Mi volete?Da Napoleone a Greta Garbo e da Picasso al cane randagio,questa in realtà è l’unica perpetua domanda di ogni vivente agli altri viventi.Vi paio bello?Io che a lei parevo il più bello.”(E.Morante.”Aracoeli”)


Questa delicata descrizione emotiva relativa allo stato d’animo di ogni vivente di fronte al “senso di accettazione sociale”,qualifica significativamente la situazione di chi,come la persona handicappata,più di ogni altro vive  angosciosamente il valore di questa aspettativa.Per il disabile e lo svantaggiato ai limiti imposti dalla sua particolare condizione psico-fisica,si aggiungono spesso quelli derivati dai “segnali” negativi ricevuti dall’ambiente sociale in cui è inserito.

Secondo i  i più aggiornati manuali di neuropsichiatria infantile,l’evoluzione e lo sviluppo psico-affettivo di un bambino  diversamente abile,avrebbe un decorso diverso a seconda delle vicende di socializzazione e degli stimoli ambientali ricevuti;ciò significa,in altri termini,che la determinante primaria responsabile del consolidarsi ,in senso irreversibile e grave di un handicap,resta sempre l’ambiente sociale.
Se noi dunque,riconoscendoci in quelle componenti ambientali tanto importanti,ci impegnamo  attivamente a costruire quegli stimoli di cui il disabile ha bisogno per sentirsi meno  “diverso”,contribuiremo,senza avvedercene,alla realizzazione dei fini autentici di ogni comunità umana e quindi di ogni società.E se è vero,come afferma Roger Garaudy ,parafrasando Marx, che i fini della società devono consistere nella creazione di strutture tali che “ogni bambino che porta in sé il germe di Mozart,possa diventare Mozart”,allora è altrettanto vero ,secondo la coscienza cristiana,che neppure “un solo talento deve andare sprecato”.La parabola omonima ci insegna infatti che a ciascuno sarà chiesto il resoconto dei suoi investimenti in misura  proporzionale ai beni concessi .Occorrerà allora saper dimostrare nel giorno del giudizio di essere stati buoni amministratori dei beni che Dio ci ha donato e di averli fatti fruttare con profitto.

Albert  Schweitzer diceva che “la tragedia della vita è ciò che muore dentro un uomo mentre egli è ancora vivo”,allora perché contribuire alla “morte spirituale e sociale”di queste creature svantaggiate,seppellendo o ignorando quell’unico talento del quale sarà chiesto conto al cospetto di Dio?
Pare che questa sia la prassi più o meno corrente adottata da enti e istituzioni a cui viene demandato il compito di organizzare e gestire l’educazione e la formazione delle giovani generazioni;mi riferisco specificatamente al Ministero della Pubblica Istruzione e agli Enti che istituiscono asili e  scuole materne nei quali sono  stati drasticamente ridotti ,dagli ultimi governi nell’ottica del  rigore e della necessità inderogabile di realizzare il “risanamento economico”,  gli insegnanti e le ore di sostegno a disposizione degli alunni disabili.

Da un lato si sbandierano pubblicamente le teorie dell’integrazione sociale e della riabilitazione,dall’altro non si fa nulla di concreto per realizzare tali aspirazioni e si continua a considerare i bambini handicappati come “poveri disgraziati senza speranza”da affidare,nel migliore dei casi,a chiunque eserciti funzioni di assistenzialismo e di badanza ,esaurito  il modestissimo monte  ore  attribuito a insegnanti specializzati,a chiunque eserciti funzioni di assistenzialismo e di badanza,senza minimamente preoccuparsi di incrementare e sviluppare quelle potenzialità di base di cui anch’essi sono provvisti.

Il principale motivo per cui si verifica  costantemente  una progressiva “erosione delle risorse “ destinate ai disabili  è dovuto in parte alle scelte politiche di chi ci amministra ,ma certamente un peso incisivo nella sottrazione di risorse stanziate per favorire l’integrazione delle persone handicappate  e la rimozione degli  ostacoli che ne impediscono l’effettiva realizzazione ,ha  il fenomeno aberrante dei “falsi invalidi”.


Chi  deruba le persone più fragili e bisognose è certamente  da considerarsi un essere abietto e spregevole,ma che dire di QUEI MEDICI  CHE VALUTANO, IN COMMISSIONI PREPOSTE  PER LEGGE ALL’ACCERTAMENTO DELL’INVALIDITA,’ persone che dichiarate invalide a tutti gli effetti di legge, risultano in seguito millantatori?Falsi ciechi, filmati mentre giocano a tennis o guidano l’auto,paralitici “miracolati” che vengono sorpresi mentre fanno jogging nel parco  popolano sovente la  cronaca…

L’opinione pubblica,la magistratura giustamente condanna e persegue penalmente questi impostori,ma non si dice mai nulla a proposito dei medici certificatori.Eppure le considerazioni sul loro operato sono ovvie:Un medico che certifica un falso invalido o è un incompetente e va rimosso dal suo incarico o si tratta di un complice del truffatore nel qual caso va giustamente punito con una condanna esemplare!
Mi stupisce che  l’Ordine dei Medici e i giornali tacciano la gravità di un fatto così eclatante e così ovvio?
Se vogliamo diventare realmente costruttori di pace e di fraternità,dobbiamo riconoscere ed accettare il prossimo con i suoi limiti e i suoi pregi,lottando contro le cause che  ne impediscono  la realizzazione personale e sociale.

Gabriella Liberto

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