I TALENTI E IL DIVERSO
“Ogni
creatura sulla terra si offre.Patetica,ingenua,si offre:sono nato!Eccomi
qua,con questa faccia,questo corpo e questo odore.Vi piaccio?Mi volete?Da
Napoleone a Greta Garbo e da Picasso al cane randagio,questa in realtà è
l’unica perpetua domanda di ogni vivente agli altri viventi.Vi paio bello?Io
che a lei parevo il più bello.”(E.Morante.”Aracoeli”)
Questa
delicata descrizione emotiva relativa allo stato d’animo di ogni vivente di
fronte al “senso di accettazione sociale”,qualifica significativamente la
situazione di chi,come la persona handicappata,più di ogni altro vive angosciosamente il valore di questa
aspettativa.Per il disabile e lo svantaggiato ai limiti imposti dalla sua
particolare condizione psico-fisica,si aggiungono spesso quelli derivati dai
“segnali” negativi ricevuti dall’ambiente sociale in cui è inserito.
Secondo
i i più aggiornati manuali di
neuropsichiatria infantile,l’evoluzione e lo sviluppo psico-affettivo di un
bambino diversamente abile,avrebbe un
decorso diverso a seconda delle vicende di socializzazione e degli stimoli
ambientali ricevuti;ciò significa,in altri termini,che la determinante primaria
responsabile del consolidarsi ,in senso irreversibile e grave di un
handicap,resta sempre l’ambiente sociale.
Se noi dunque,riconoscendoci in quelle
componenti ambientali tanto importanti,ci impegnamo attivamente a costruire quegli stimoli di cui
il disabile ha bisogno per sentirsi meno
“diverso”,contribuiremo,senza avvedercene,alla realizzazione dei fini
autentici di ogni comunità umana e quindi di ogni società.E se è vero,come
afferma Roger Garaudy ,parafrasando Marx, che i fini della società devono
consistere nella creazione di strutture tali che “ogni bambino che porta in sé
il germe di Mozart,possa diventare Mozart”,allora è altrettanto vero ,secondo
la coscienza cristiana,che neppure “un solo talento deve andare sprecato”.La
parabola omonima ci insegna infatti che a ciascuno sarà chiesto il resoconto
dei suoi investimenti in misura
proporzionale ai beni concessi .Occorrerà allora saper dimostrare nel
giorno del giudizio di essere stati buoni amministratori dei beni che Dio ci ha
donato e di averli fatti fruttare con profitto.
Albert Schweitzer diceva che “la tragedia della vita
è ciò che muore dentro un uomo mentre egli è ancora vivo”,allora perché
contribuire alla “morte spirituale e sociale”di queste creature
svantaggiate,seppellendo o ignorando quell’unico talento del quale sarà chiesto
conto al cospetto di Dio?
Pare che
questa sia la prassi più o meno corrente adottata da enti e istituzioni a cui
viene demandato il compito di organizzare e gestire l’educazione e la
formazione delle giovani generazioni;mi riferisco specificatamente al Ministero
della Pubblica Istruzione e agli Enti che istituiscono asili e scuole materne nei quali sono stati drasticamente ridotti ,dagli ultimi
governi nell’ottica del rigore e della
necessità inderogabile di realizzare il “risanamento economico”, gli insegnanti e le ore di sostegno a
disposizione degli alunni disabili.
Da un lato
si sbandierano pubblicamente le teorie dell’integrazione sociale e della
riabilitazione,dall’altro non si fa nulla di concreto per realizzare tali
aspirazioni e si continua a considerare i bambini handicappati come “poveri
disgraziati senza speranza”da affidare,nel migliore dei casi,a chiunque
eserciti funzioni di assistenzialismo e di badanza ,esaurito il modestissimo monte ore
attribuito a insegnanti specializzati,a chiunque eserciti funzioni di
assistenzialismo e di badanza,senza minimamente preoccuparsi di incrementare e
sviluppare quelle potenzialità di base di cui anch’essi sono provvisti.
Il
principale motivo per cui si verifica
costantemente una progressiva
“erosione delle risorse “ destinate ai disabili
è dovuto in parte alle scelte politiche di chi ci amministra ,ma
certamente un peso incisivo nella sottrazione di risorse stanziate per favorire
l’integrazione delle persone handicappate
e la rimozione degli ostacoli che
ne impediscono l’effettiva realizzazione ,ha
il fenomeno aberrante dei “falsi invalidi”.
Chi deruba le persone più fragili e bisognose è
certamente da considerarsi un essere
abietto e spregevole,ma che dire di QUEI MEDICI CHE VALUTANO, IN COMMISSIONI PREPOSTE PER LEGGE ALL’ACCERTAMENTO DELL’INVALIDITA,’
persone che dichiarate invalide a tutti gli effetti di legge, risultano in
seguito millantatori?Falsi ciechi, filmati mentre giocano a tennis o guidano
l’auto,paralitici “miracolati” che vengono sorpresi mentre fanno jogging nel
parco popolano sovente la cronaca…
L’opinione pubblica,la magistratura
giustamente condanna e persegue penalmente questi impostori,ma non si dice mai
nulla a proposito dei medici certificatori.Eppure le considerazioni sul loro
operato sono ovvie:Un medico che certifica un falso invalido o è un
incompetente e va rimosso dal suo incarico o si tratta di un complice del
truffatore nel qual caso va giustamente punito con una condanna esemplare!
Mi stupisce che l’Ordine dei Medici e i giornali tacciano la
gravità di un fatto così eclatante e così ovvio?
Se vogliamo diventare realmente
costruttori di pace e di fraternità,dobbiamo riconoscere ed accettare il
prossimo con i suoi limiti e i suoi pregi,lottando contro le cause che ne impediscono la realizzazione personale e sociale.
Gabriella
Liberto
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