mercoledì 29 maggio 2013


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LA MALEFICA TRIADE:SESSO ,POTERE,DENARO

“La luce è la mano sinistra delle tenebre e le tenebre la mano destra della luce(U.Le  Guinn)

Una cara amica,agente editoriale presso una nota editrice torinese,mi diceva recentemente che i “best sellers,i libri di maggior  successo presso un pubblico  eterogeneo di lettori,sono quelli che contengono i tre ingredienti-base costitutivi della ricetta della fama:potere,sesso e denaro.
Sarebbe il caso di dire piuttosto,alla luce della realtà odierna,che i suddetti elementi rappresentino sostanzialmente una  sorta di Santissima Trinità diabolica espressione del  “Dio-capitale”che domina  le nostre  moderne  società avanzate.
Non possiamo dimenticare ,come ci ricorda Ildefonso Schuster(arcivescovo di Milano nel “Liber sacramento rum vol VIII),che il demonio è uno spirito che nulla ha perduto della nobiltà della sua natura,sottolineando così  la funzione squisitamente provocatoria e stimolante del grande tentatore.
Gesù,condotto da Satana sulla cima del tempio,viene tentato dalla “triade perversa”con una variante adeguata alla personalità  dell’oggetto della  tentazione ,sostituendo il sesso con la fama.
Cristo,vero uomo e vero Dio,trova la forza di resistere  alle seducenti proposte del maligno,mentre l’essere umano,forte soltanto del suo diritto all’esercizio del libero arbitrio espresso dalla volontà individuale,può solo dire ,come osservava Nietsche, che “è più facile rinunciare del tutto ad un ardente desiderio che cercare  di dominarlo”.
La tentazione dunque si combatte allontanando definitivamente,per quanto è possibile,la fonte dello stimolo avversivo rinunciando ad uno scontro frontale dal quale la fragile natura umana uscirebbe inevitabilmente sconfitta.
Insomma,esprimendo con un motto epigrammatico questa intenzione, direi che “non posso  prendere impegni superiori alle mie debolezze".
Il disagio giovanile contemporaneo si innesta efficacemente in questo quadro interpretativo della realtà;mi riferisco all’annoso  problema dei “modelli d’influenza”determinante sulle scelte dei giovani alla perenne ricerca di un faro di orientamento stabile:”cerco un centro di  gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose,sulla gente…(F.Battiato)
La “diabolica triade”impregna  fortemente la cultura contemporanea in tutte le sue espressioni e i mass media nella loro funzione duplice di diffusori e “persuasori occulti” al servizio del sistema politico-economico vigente,sono gli strumenti procacciatori di proselitismo più efficaci.
Attraverso la tempesta martellante dei messaggi pubblicitari,le giovani menti da plasmare subiscono l’azione distruttiva e corruttoria dei falsi modelli da essi proposti:l’uomo  che non deve chiedere  mai!la  femme fatal,donna di successo amata in virtù della fredda e provocante bellezza che profumi e maquillage possono creare e conservare,diventano l’incarnazione di un mito,il simbolo di quei controvalori che animano la nostra civiltà e sui quali modellare la nostra esistenza.
L’identificazione con i personaggi di successo prodotta  sui giovani spettatori  è un passaggio quasi obbligato:sesso,potere e denaro diventano espressione concreta ed appetibile di uno “status  symbol”da perseguire come meta esistenziale ed in casi estremi,ma  tutt'altro che rari,entità da idolatrare e riverire.

Il falso mito del “vitello d’oro” ancora una volta si presenta sul cammino del popolo di Dio per sviare il suo percorso verso la felicità autentica.

martedì 28 maggio 2013


ANGELI E DEMONI:FEMMINICIDIO ESPRESSIONE SATANICA...









“Femminicidio”,questo è il triste neologismo con il quale si definiscono orrendi crimini ,purtroppo in crescita progressiva,commessi contro le donne da uomini gelosi e possessivi.
A nulla sono valse le numerose iniziative di sensibilizzazione  attivate da autorevoli personaggi della magistratura ,del mondo delle associazioni, dello spettacolo,della cultura a favore delle donne maltrattate e violate,il cui destino è spesso segnato, fatalmente culminante nella morte, causata volontariamente dall’uomo che dice di” amarle”.
Molti si domandano quali siano le cause di questi “crimini contro natura”(a motivo del fatto che gli artefici dell’omicidio sono mariti e compagni delle vittime,uomini che “hanno amato”ricambiate, per un periodo significativo delle loro vite).Nei Talk Show televisivi,sui giornali e nelle parole  degli “esperti” viene sempre chiamata in causa l’”educazione”dei maschi o per meglio dire un errato approccio educativo da parte della famiglia dell’omicida.Tutto questo è certamente vero,ma altrettanto vero e certamente influente sulla psiche degli assassini, è il “condizionamento mentale” a cui sono stati esposti,o sovraesposti,generato dai media e dall’uso indiscriminato del PC.
Mi riferisco in particolar modo alla devastante azione prodotta dalla”cultura” pornografica dilagante   sulla mente umana che  altera psichicamente ed eticamente il modo di concepire  i  rapporti tra i due sessi.
 Oggi non esiste più alcuna difficoltà a reperire materiale pornografico: chiunque abbia accesso a Internet, qualunque sia la sua età, non deve più preoccuparsi di affittare videocassette "hard-core", pagare abbonamenti a TV via cavo, o acquistare riviste specializzate. Con un click di mouse, i mariti possono scaricare immagini, filmati e storie del grado di perversità desiderato mentre le mogli stanno mettendo a letto i loro figli.
I produttori di pornografia sono stati veloci a sfruttare la nuova tecnologia per diffondere i loro prodotti, a un pubblico estremamente più ampio. Essi non fanno più affidamento sulle riviste per diffondere il loro materiale; con la pornografia su videocassette, TV satellitare e via cavo e Internet,i potenziali pericoli sono aumentati in misura esponenziale !
Coloro che cinicamente ridicolizzano quanti considerano la pornografia un pericolo,commettono un grave errore di valutazione; la pornografia non è il  "piccolo segreto" di un numero considerevole di persone,ma una”bomba ad orologeria” che può avvelenare le loro relazioni e rovinare le loro vite.La società, le donne, i matrimoni, i giovani, s subiscono tutti  infatti delle conseguenze devastanti. La pornografia corrompe le menti di quanti ne fanno uso. Gli uomini che guardano ripetutamente immagini pornografiche infatti, perdono la capacità di dare alle donne il rispetto che esse meritano e invece di godere dell'animo di una donna e del cuore, essi si focalizzano sul suo corpo.. . Nella maggior parte dei casi, le donne sono rappresentate come oggetti senz'anima che esistono solo per soddisfare la perversità umana. Da questo ne deriva l’ aumento vertiginoso degli stupri e la comparsa di un atteggiamento maschile di sempre più accentuata assenza di sentimenti e di responsabilità nei rapporti con le donne.
Da queste considerazioni si evince che il passaggio nella mentalità maschile deviante è coerente a quanto sopra evidenziato:la donna,la “femmina”diventa un oggetto e come tale il suo “proprietario” ne rivendica l’”uso”.E’ inammissibile per lui accettare che “ la sua donna”possa desiderare un’autonomia maggiore di quella che lui ritiene opportuno concederle,che rivendichi  il diritto alla libertà che dovrebbero avere tutti gli esseri umani.Ecco che nella mente dell’uomo si accende un interruttore che innesca il processo di distruzione dell’essere che ha avuto l’ardire di ribellarsi.Poichè la separazione ,come il tradimento sono intollerabili,si distrugge ,piuttosto che cederlo ad altri, quell’essere percepito come proprietà causandone la morte.
A causa della mistificazione prodotta da chi difende e propaganda  per “interesse”,la pornografia,si verifica  un grande  equivoco,consistente nel contrapporre una sana e gioiosa sessualità all'interno della coppia, perfettamente lecita da un punto di vista morale,alla pornografia. Di conseguenza coloro che sono favorevoli ad una diffusione senza controlli di quest'ultima considerano quanti hanno idee opposte alle loro come persone bacchettone, frigide o che non amano il sesso. Niente di più diabolico!
La Bibbia è ricchissima di espressioni e descrizioni che celebrano l’amore tra un uomo e una donna ,come comunione di anime e di corpi.
Riflettiamo sulle seguenti asserzioni bibliche relative all’amore  ed alla sessualità cogliendone l’aspetto carnale,gioioso e appagante:
"Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna" (Gen. 2,25).
"Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra di voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione" (1 Cor. 7,3 seg.).
"Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; m'insegneresti l'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno. La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia" (La sposa nel Cantico dei Cantici 8,2/3).
Da queste incantevoli e poetiche immagini  si può  facilmente intuire che una  attività sessuale ludica ed appagante  all'interno del matrimonio, è apprezzabile e gradita agli occhi di Dio.
DITE SI ALL’AMORE, STOP ALLA PORNOGRAFIA!


 LA SCHIAVITU’ DEL PECCATO LA LIBERTA’ DELL’AMORE

Lo Spirito Santo dice: "O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" (1 Cor. 6,16 seg.) - "

 L’Italia  è un paese “cattolico”,ma pare che gli insegnamenti della Chiesa,soprattutto per quanto riguarda i temi etici,siano elegantemente ignorati da un assai rilevante numero di “credenti”.Così nel paese che celebra la “sacralità della famiglia” esaltandone i valori e che riempie la piazza del Vaticano osannando Papa Francesco,70mila prostitute sono” usate e sottomesse”,nel senso più aberrante del termine,da 9 milioni di clienti.
Uomini,celibi,ma anche moltissimi mariti e padri irreprensibili, ogni giorno abbordano sulle strade o nelle case private,dove esercitano “massaggiatrici particolari”ed escort ,quelle che un tempo erano definite peripatetiche,meretrci,cortigiane o prostitute.

Il mercato del sesso nel nostro Paese è  un bussines  miliardario  che totalizza cifre da capogiro :

 sono da 19 a 26mila le vittime della tratta delle donne in Italia. E il giro d'affari oscilla tra i 2 e i 6 miliardi di euro  Non a caso infatti lo sfruttamento sessuale vale 32 miliardi $ l'anno.

Tommaso Canetta,cronista de L’INKIESTA,fornisce dati impressionanti relativi al fenomeno:

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In Italia  su 30mila prostitute, l'80%sono  straniere


70milale prostitute in Italia
20%La percentuale di minorenni tra le prostitute

19-26milale vittime della tratta in Italia
2,2-5,6il giro d'affari annui della prostituzione, in miliardi di euro
9I milioni i clienti
80%La percentuale di clienti che chiede rapporti non protetti
 

Al gravissimo problema sociale ed etico,lo sfruttamento , l’”uso aberrante del corpo della donna e la sua riduzione in schiavitù,si aggiunge il tema morale e religioso che “dovrebbe indignare”la coscienza di coloro che si professano credenti 
 Dato che la pornografia contamina la mente, spesso si trasforma in una dipendenza sessuale schiavizzante dove c'è "insaziabile bramosia". Questo è il motivo per cui l'Antico e il Nuovo Testamento della Bibbia dichiarano che i peccati sessuali catturano il corpo e l'anima.  Per questa ragione il libro dei Proverbi ci ricorda che "l'empio è preso nelle sue stesse iniquità e trattenuto dalle funi del suo peccato" (Prov:5:22).
   
                                     
Nei rapporti mercenari e nella  pornografia  vi è assenza assoluta d'amore ed i partner vengono considerati come oggetti usa e getta quando non servono più a soddisfare le proprie egoistiche esigenze. L'uomo veramente libero è colui che ama; libero da passioni, da schiavitù varie e dai preconcetti di questo mondo.
Amore è tempo e spazio,non è mai rapporto di subordinazione;attraverso  la dimensione  reale ci mostra una parte  del divino,mentre l’ideale forgia la realtà temperando il dolore ,le sue asprezze,generando con l’impegno nuove dimensioni armonizzate in un unitarietà essenziale che valorizza l’esistenza in ogni sua forma e  manifestazione.


Si tratta dunque di un tempo che vivifica,sarebbe quasi il caso di usare l’espressione “santifica”,ogni gesto,azione,pensiero,rendendolo mitico,rituale,sacro,quasi un atto di devozione al Creatore.

Le catene schiavizzanti della pornografia vengono infrante e provocano repulsione quando il vero amore è all'opera. Assieme alla libertà di amare davvero, gli uomini possono iniziare a conoscere la chiamata di Dio a prendere parte di un piano che è ben più grande del loro. A differenza della pornografia, che sottomette e schiavizza, Dio libera dalle catene del rimpianto per farti vivere per uno scopo migliore

lunedì 27 maggio 2013

I TALENTI E IL DIVERSO

 I TALENTI E IL DIVERSO


“Ogni creatura sulla terra si offre.Patetica,ingenua,si offre:sono nato!Eccomi qua,con questa faccia,questo corpo e questo odore.Vi piaccio?Mi volete?Da Napoleone a Greta Garbo e da Picasso al cane randagio,questa in realtà è l’unica perpetua domanda di ogni vivente agli altri viventi.Vi paio bello?Io che a lei parevo il più bello.”(E.Morante.”Aracoeli”)


Questa delicata descrizione emotiva relativa allo stato d’animo di ogni vivente di fronte al “senso di accettazione sociale”,qualifica significativamente la situazione di chi,come la persona handicappata,più di ogni altro vive  angosciosamente il valore di questa aspettativa.Per il disabile e lo svantaggiato ai limiti imposti dalla sua particolare condizione psico-fisica,si aggiungono spesso quelli derivati dai “segnali” negativi ricevuti dall’ambiente sociale in cui è inserito.

Secondo i  i più aggiornati manuali di neuropsichiatria infantile,l’evoluzione e lo sviluppo psico-affettivo di un bambino  diversamente abile,avrebbe un decorso diverso a seconda delle vicende di socializzazione e degli stimoli ambientali ricevuti;ciò significa,in altri termini,che la determinante primaria responsabile del consolidarsi ,in senso irreversibile e grave di un handicap,resta sempre l’ambiente sociale.
Se noi dunque,riconoscendoci in quelle componenti ambientali tanto importanti,ci impegnamo  attivamente a costruire quegli stimoli di cui il disabile ha bisogno per sentirsi meno  “diverso”,contribuiremo,senza avvedercene,alla realizzazione dei fini autentici di ogni comunità umana e quindi di ogni società.E se è vero,come afferma Roger Garaudy ,parafrasando Marx, che i fini della società devono consistere nella creazione di strutture tali che “ogni bambino che porta in sé il germe di Mozart,possa diventare Mozart”,allora è altrettanto vero ,secondo la coscienza cristiana,che neppure “un solo talento deve andare sprecato”.La parabola omonima ci insegna infatti che a ciascuno sarà chiesto il resoconto dei suoi investimenti in misura  proporzionale ai beni concessi .Occorrerà allora saper dimostrare nel giorno del giudizio di essere stati buoni amministratori dei beni che Dio ci ha donato e di averli fatti fruttare con profitto.

Albert  Schweitzer diceva che “la tragedia della vita è ciò che muore dentro un uomo mentre egli è ancora vivo”,allora perché contribuire alla “morte spirituale e sociale”di queste creature svantaggiate,seppellendo o ignorando quell’unico talento del quale sarà chiesto conto al cospetto di Dio?
Pare che questa sia la prassi più o meno corrente adottata da enti e istituzioni a cui viene demandato il compito di organizzare e gestire l’educazione e la formazione delle giovani generazioni;mi riferisco specificatamente al Ministero della Pubblica Istruzione e agli Enti che istituiscono asili e  scuole materne nei quali sono  stati drasticamente ridotti ,dagli ultimi governi nell’ottica del  rigore e della necessità inderogabile di realizzare il “risanamento economico”,  gli insegnanti e le ore di sostegno a disposizione degli alunni disabili.

Da un lato si sbandierano pubblicamente le teorie dell’integrazione sociale e della riabilitazione,dall’altro non si fa nulla di concreto per realizzare tali aspirazioni e si continua a considerare i bambini handicappati come “poveri disgraziati senza speranza”da affidare,nel migliore dei casi,a chiunque eserciti funzioni di assistenzialismo e di badanza ,esaurito  il modestissimo monte  ore  attribuito a insegnanti specializzati,a chiunque eserciti funzioni di assistenzialismo e di badanza,senza minimamente preoccuparsi di incrementare e sviluppare quelle potenzialità di base di cui anch’essi sono provvisti.

Il principale motivo per cui si verifica  costantemente  una progressiva “erosione delle risorse “ destinate ai disabili  è dovuto in parte alle scelte politiche di chi ci amministra ,ma certamente un peso incisivo nella sottrazione di risorse stanziate per favorire l’integrazione delle persone handicappate  e la rimozione degli  ostacoli che ne impediscono l’effettiva realizzazione ,ha  il fenomeno aberrante dei “falsi invalidi”.


Chi  deruba le persone più fragili e bisognose è certamente  da considerarsi un essere abietto e spregevole,ma che dire di QUEI MEDICI  CHE VALUTANO, IN COMMISSIONI PREPOSTE  PER LEGGE ALL’ACCERTAMENTO DELL’INVALIDITA,’ persone che dichiarate invalide a tutti gli effetti di legge, risultano in seguito millantatori?Falsi ciechi, filmati mentre giocano a tennis o guidano l’auto,paralitici “miracolati” che vengono sorpresi mentre fanno jogging nel parco  popolano sovente la  cronaca…

L’opinione pubblica,la magistratura giustamente condanna e persegue penalmente questi impostori,ma non si dice mai nulla a proposito dei medici certificatori.Eppure le considerazioni sul loro operato sono ovvie:Un medico che certifica un falso invalido o è un incompetente e va rimosso dal suo incarico o si tratta di un complice del truffatore nel qual caso va giustamente punito con una condanna esemplare!
Mi stupisce che  l’Ordine dei Medici e i giornali tacciano la gravità di un fatto così eclatante e così ovvio?
Se vogliamo diventare realmente costruttori di pace e di fraternità,dobbiamo riconoscere ed accettare il prossimo con i suoi limiti e i suoi pregi,lottando contro le cause che  ne impediscono  la realizzazione personale e sociale.

Gabriella Liberto

domenica 26 maggio 2013








 "PERCORSI INFINITI” Mostra di pittura e scultura dell’artista Riccardo Alessandro Esposta presso la GALLERIA D’ARTE “LA CONCHIGLIA”Via  Zumaglia n 13 bis
                             
Consiglio vivamente di visitare la mostra e di immergersi nelle fantasie cromatiche  che generano emozioni ….



il concetto di astratto assume il significato di «non reale». L’arte astratta è
quella che crea immagini che non appartengono alla nostra esperienza visiva. Essa, cioè, cerca di esprimere i propri contenuti nella libera composizione di linee, forme,
colori, senza imitare la realtà concreta in cui noi viviamo.
L’astratto, in tal senso, nasce agli inizi di questo secolo. In realtà esso era già
presente nella  produzione artistica classica:dalle rappresentazioni grafiche.dei vasi greci alle miniature dell’alto medioevo.In questi casi, però, la figurazione astratta aveva un solo fine estetico
ben preciso: quello della decorazione.
L’arte astratta di questo secolo ha, invece, un fine completamente
diverso: quello della comunicazione. Vuole esprimere contenuti e
significati, senza prendere in prestito nulla dalle immagini già esistenti
intorno a noi.

L’opera di Riccardo Alessandro ,nato a Torino il 22 agosto 1965  dove
attualmente vive e lavora, si iscrive all’interno di questo processo artistico al
  quale apporta  un valido  contributo sviluppandone pienamente le
potenzialità creative Le opere grafico-pittoriche   present i alla mostra
“rappresentano efficacemente  alcune  intuizioni filosofiche-artistiche del
grande Kandinsky;  che  iniziò da una pittura espressionistica con
l'accentuazione del colore per passare ad una pittura completamente astratta
priva di figure riconoscibili. La pittura ottiene un duplice risultato: diventa essa
stessa l'oggetto d'indagine dell'artista e perde ogni connotato di referenzialità, 
di riferimento naturalistico o anche semplicemente realistico " Nell’opera 
poliedrica  di Alessandro vengono quindi spesso rappresentate tutte le forme
di espressione artistica visuale non figurative, dove non vi siano appigli che
consentano di ricondurre l'immagine dipinta ad una qualsiasi
rappresentazione della realtà, mediata dalla sensibilità dell'artista come nel
caso degli impressionisti.
In questa  particolare stagione creativa,a detta dell’artista stesso,nelle sue  
opere compare un complesso linguaggio simbolico-geometrico, poco
comprensibile quasi criptico. Le spigolature iniziali rappresentano le difficoltà

della vita e gli ostacoli nella crescita, professionale ma soprattutto umana.


Lasciamo spazio alle parole dell’artista che illustra con estrema 
chiarezza e lucida razionalità il significato delle sue opere,fornendo così allo spettatore una chiave di lettura formalmente e deontologicamente corretta e veritiera.In questo modo è possibile per lo spettatore attento cogliere il messaggio emozionale veicolato dalle immagini,evitando interpretazioni soggettive e fuorvianti che potrebbero precluderne la reale e corretta  interpretazione.
: "PERCEZIONE"
Ho deciso di intitolare questa mia nuova serie di quadri in poliuretano: "PERCEZIONE". Conoscendo il mio passato artistico, la prima cosa che attira di questi nuovi lavori è il colore. Da molti anni sia nella scultura che nei pannelli da muro il colore base da me usato è sempre stato il nero, per motivi che più volte ho scritto e spiegato. Ma da tempo la cosa che mi colpiva osservando le persone alle varie mostre d'arte e che generalmente quasi tutti venivano attirati da un particolare lavoro subito per il colore, per poi eventualmente osservarlo meglio nella sua completezza. Quindi facendo un pò di studi sull'effetto che un colore può dare alla nostra percezione visiva, ho pensato che in realtà un semplice quadro monocromo azzurro al primo impatto sicuramente può attirare più di una mia scultura molto complessa nera. "Ecco il motivo della nascita di questi nuovi pannelli; si noterà che ognuno è monocromatico, con la scritta in rilievo del colore stesso, con in secondo piano il lavoro scultoreo, questo perchè: il colore attiva la percezione visiva già in distanza, la scritta ne conferma la scelta preferita, dopo si apprezza il lavoro scultoreo".
 Questi nuovi quadri, naturalmente come sempre è stato nel mio lavoro artistico, servono come metafora, mi spiego: da sempre opinione popolare è: brutto = cattivo, bello = bravo, ma in realtà non è sempre così! Forse anche in Arte davanti ad un'opera che ci può creare dubbi o addirittura allontanare a causa di forme o colori a noi estranei, magari ponendo più attenzione possiamo scoprire un mondo a noi sconosciuto, magari più interessante di un'opera più leggibile.

Forse non è quello che anche gli uomini stanno facendo?"
Riccardo Alessandro.





  


















venerdì 17 maggio 2013



NELL'ABISSO SCORGO UNA LUCE...


Fino a quando,o Signore
Mi terrai in oblio?Per sempre?
 Fino a quando volgerò i pensieri nella mia anima,
tristezza nel mio cuore tutto il giorno?     

Comincia come una favola:”c’era nella regione di Uz…”il testo sapienziale che narra la storia di Giobbe.La storia senza tempo di un uomo che,sconvolto nella sua vita,negli affetti,si scontra con una nuova terribile e dura realtà,con se stesso,vivente arbitro e protagonista del dramma.
Tormentato dal dolore,fisico e spirituale,da un’ombra impalpabile di rimorso che non trova conferma o negazione,aggredito da una situazione cruda,quasi  alienante la facoltà stessa di pensare.solo,terribilmente solo,in un universo di angoscia,circondato da chi non comprende il suo  dramma,ha ancora la forza di cercare in sé e negli altri,i perché,le ragioni che giustifichino la caduta e tanta contingente miseria,disperazione.
Si volge ad ogni lato del mondo,agli Abissi,al Cielo,indignato,quasi blasfemo,offeso dal terribile peso esistenziale che deve sopportare,oppresso dal disfacimento corporeo,inquietato e tormentato dal Dubbio,dal pensiero della vanità della vita,i ricordi…
Eppure,pur nella sua titanica disperazione,nel buio più tremendo,nel vuoto più immenso,percepisce come un punto luminoso,faro interiore,energia,sostegno,guida e scudo:la propria coscienza che si erge,solida montagna su di una terra che frana,fino alle altezze di Dio.
E’ un qualcosa che il dubbio solo sfiora,non intacca,corrompe,una solida roccia che non si piega di fronte alla disgregante realtà materiale ed alla potenza autodistruttiva del pensiero umano indagatore.
Nello sfacelo corporeo,ai margini di quello mentale,sopravvive la limpidezza interiore,si esaltano le sue occulte virtù costitutive di fedeltà e giustizia.
La grandezza di Giobbe,innocente che è chiamato alla prova concessa solo ai Santi è proprio in questa sua tenace umanità che non si nutre di orgoglio e superbia ma di rigidezza morale,unita a una coraggiosa e lucida analisi interiore,una saggezza  non dottrinale ma spirituale,razionale ed intuitiva nello stesso momento.
Anche quando il precipitare della sua situazione,le parole dei Sapienti,colti ma vittime e carnefici di aridi schematismi,poveri di sensibilità e pietà,amici d’occasione e non di fatto,paiono voler spezzare,distruggere questa “scala”verso il cielo,in Giobbe interviene una nuova forza che non può essere la Grazia di Dio,compagna sempre e comunque dei giusti e degli innocenti.
E Giobbe,illuminato da questo splendente pegno del primitivo Amore,in un estremo grido di rabbia e disperazione,una voce che le umane prove e sofferenze hanno quasi soffocato,invoca,coraggiosamente,nella sua tremenda pena,Dio stesso,a giudice e testimone della sua condotta.
La sua solitudine d’incompreso lo porta al di là del corpo,dei pensieri,in quella  dimensione dove solo la Vera Fede,nel crollo e nella distruzione generale,rimane intatta e splendente.
Giobbe  è paragonabile ad una figura dantesca o michelangiolesca,corposa,statuaria,ma,interiormente eterea e luminosa,non vincolata alla terra dalla sua forma corporea.
Così,nel momento più drammatico,quello che ogni uomo vive,in solitudine,quando deve scegliere tra Dio ed il mondo,può ancora confidare nel suo Creatore,avendolo trovato nel profondo del Suo Essere.
Nella società attuale,dove ognuno di noi,a misura della sua sensibilità interiore ed esteriore,si confronta con una realtà che appare sempre più alienante ed ingiusta,la figura di Giobbe,i suoi esistenziali problemi,possono stimolarci ad essere più vigili ed attenti alla voce dell’”Uomo interiore” a rispettare e custodire il mondo naturale,libro aperto e voce di Dio per l’umanità.
E se la nostra inquietante condizione,i dubbi ed i “misteri” che ci tormentano ci rendono partecipi delle sofferenze di Giobbe essi hanno in fondo una funzione purificatrice perché ci consapevolizzano delle umane miserie,dell’antropologico e storico destino dell’uomo,fragile canna al vento,preda degli eventi e dell’ambiente,del luogo,del tempo e troppo spesso di se stesso,sospeso  in un precario equilibrio fra parvenza ed essenza,convenzione e ricerca della Verità.
Una attenta lettura o riflessione di questo testo sempre vivo,palpitante,attuale,ci induce all’abbandono della superficialità,alla ricerca del profondo,il Giusto,il Buono,il Vero e l’energia che ,pur con dolore,si acquista ci aiuta nella contemplazione e nell’impegno attivo e cristiano nella vita quotidiana.


mercoledì 15 maggio 2013

GIUSTIZIA O CARITA'?


GIUSTIZIA E TEOLOGIA


LA GIUSTIZIA E I SUOI FONDAMENTI TEOLOGICI


I profeti hanno il compito di ricordare che la terra con tutti i suoi beni è concessa da
Dio agli uomini in equa misura. Essi devono farsi difensori dei diritti dei poveri e degli emarginati contro prepotenti ed accaparratori.
Secondo la tradizione vetero-testamentaria “La terra è di Dio”, ciò significa che è stata
concessa a tutto il “suo popolo”;  e il popolo si identifica proprio attraverso questa sua proprietà, per questo, una situazione diversa deve essere considerata anomala e
quindi da modificare.
I difensori della proprietà privata, quella stessa di cui Marx diceva che:      “l’economia parte dal fatto della proprietà privata, ma non la spiega”14
Hanno dovuto fare i salti mortali per eludere una tradizione così chiara, così costante e fedele alla Sacra Scrittura. Comunque siano andate le cose storicamente e teologi-
camente, nessun artificio e nessuna cavillosa astuzia teologica ha potuto alterare la chiarezza della dottrina espressa dai “Padri della Chiesa”:

“Dio ha voluto che questa terra fosse possesso comune di tutti gli uomini e a tutti
 offrisse i suoi prodotti; è stata l’avarizia a spartire i diritti di possessione ( avaritia
 distribuit iura possesionum )…….”  S. Ambrogio

e ancora:
                     
Iustitia est in subveniendo miseris (= aiutare i miseri è un atto di giustizia )”
                                                        S. Agostino ( De Trinitate )

Ma nessuna legislazione umana sembra tanto chiara ed eloquente in materia quanto
quella usata per regolamentare l’ “anno sabbatico”, ( in Es. 21,22;23, 10s; Lev. 25,
1-7, 34s.43; Deut. 15; 1-18; Ez. 46,17; Macc. 6,49;53 ) e quello “Giubilare” ( es. Lev.
25,8-55; 27,17s; Num. 36,4; Is. 61,1s ). L’ anno sabbatico così consisteva nel dare ogni sette anni un “riposo” alla terra, e tutti i debiti contratti verso un amico o in ge-
nere quello che si definiva “prossimo” venivano condonati. Di conseguenza dovevano
essere affrancati tutti coloro che per debiti fossero caduti in schiavitù. Così si rispet-
tava la volontà di Dio: “Non ci sarà tra voi alcun indigente o mendico” (Deut.15, 2-4). 


L’ anno del Giubileo, che ricorreva ogni cinquanta anni, consisteva in una redistribu-
zione delle terre che per qualche motivo avevano cambiato proprietario. Le sciagure o
le negligenze, a causa delle quali qualcuno aveva perso la sua parte di terra affidata-
gli da Dio, non ricadevano sulla generazione successiva: “Nell’anno del Giubileo cia-
scuno tornerà nei suoi possessi” ( Lev. 25,13 ).
D’altra parte è da osservare che per l’originale biblico l’atto che in occidente chiamia-
mo “elemosina” è la restituzione che una persona fa di qualche cosa che non è sua.
E questo i Padri dei primi secoli cristiani lo videro con estrema chiarezza:
                  

“Dimmi donde proviene la tua ricchezza? Da chi l’hai ricevuta? E chi te l’ha data?
 Dal nonno o dal bisnonno risponderai. Ma riusciresti, risalendo l’albero genealogico,
 a dimostrare la giustizia di quel possesso? Certamente no: il principio e la sua origine
 nascono sicuramente dall’ingiustizia.”  Giovanni Crisostomo15 .
“Si chiama ladrone colui che spoglia chi è vestito: perché non chiamare diversamente
 colui che non riveste chi è nudo pur potendo farlo? Il pane che hai è dell’affamato, il
 vestito che hai nell’armadio è di colui che è nudo, la scarpe che ti si stanno rovinando
 in camera sono di uno che è scalzo, il denaro che tieni nascosto è del bisognoso”.
                                                                                                                      Basilio

“Non dire che regali al povero una parte del tuo, gli restituisci una parte del suo”
                                                                                                                      Ambrogio

“Giustamente si dice: con la ricchezza ingiusta, perché ogni ricchezza deriva dall’ingiu-
 stizia, non si può trovare se non ciò che l’altro ha perduto. Perciò mi sembra verissimo
 quel proverbio comune: il ricco o è ingiusto o è erede di un ingiusto”.
                 
                                      

                                                              Girolamo 
Sembra, almeno per coloro che si professano credenti, che la voce di Dio si sia levata
per bocca dei suoi profeti contro le empie sacrileghe e fratricide violenze ed espropria-
zioni, risuonando dura ed inesorabile:
                             
“Guai a voi che aggiungete casa a casa/e unite campo a campo/finché non vi resti
 più spazio/e voi restiate ad abitare/nel mezzo del paese./Ho udito con le mie orecchie
 il Signore degli eserciti: di certo, tanti palazzi diventeranno una desolazione,/grandi e
 belli, ma senza abitanti” ( Is. 5,8s)
“E ora a voi, ricchi! Piangete e lamentatevi per le sciagure che stanno per venire su di
 voi. Le vostre ricchezze vanno in malora e i vostri abiti sono mangiati dalle tarme.(…)
 Voi non avete pagato gli operai che mietono nei vostri campi: questa paga rubata ora
 grida al cielo, e le proteste dei vostri contadini sono arrivate fino agli orecchi di Dio, il
 Signore Onnipotente. Voi avete vissuto quaggiù sulla terra in mezzo al lusso e ai pia-
 ceri sfrenati: vi siete ingrassati come bestie per il giorno del macello. Avete condannato
e ucciso persone innocenti che non hanno
La proprietà privata sembra essere quindi un “furto” legalizzato, istituzionalizzato,
canonizzato. Oltre alla questione “de facto”, esiste la questione “de iure”: la proprietà
differenziatrice non potrebbe e non può esistere se non mediante la violenza e la spo-
gliazione, e quindi non si può avere una legittima proprietà differenziatrice.
Ci pare per questo utile, a scopo esemplificativo, riportare integralmente un brano
tratto dalle omelie di G. Crisostomo, ricco di spunti meditativi e di significative
asserzioni: 
Tu dici: finché non si fa il male non si è cattivi anche se non si compie il bene.
  E non è forse un male possedere da soli i beni del Signore, godersi da soli ciò che
  è comune a tutti? Non è di Dio la terra e quanto essa contiene? Se dunque i nostri
  beni sono quelli del nostro comune Signore, sono anche quelli dei nostri compagni
  di servizio, poiché tutto ciò che è del Signore è comune a tutti. I beni necessari ci
  sono comuni; noi però non rispettiamo lo spirito di comunione neppure in quelli
  insignificanti. Ora Dio ci ha dato i primi proprio per insegnarci ad avere in comune
  gli altri, ma noi nemmeno così abbiamo capito la lezione…
  Come può essere buono chi è ricco? Non è possibile; è buono solo se da agli altri.

Quando non ha è buono; quando dà agli altri è buono; finché ha non può essere
buono”.17
Pensiamo che la lettura di questi spunti meditativi possa offrire una valida occasione
di riflessione su temi etici e religiosi di grande importanza. 
L’indicazione più immediata che possiamo globalmente trarre dall’esame critico dei
brani riportati, potrebbe essere quella di prestare una maggiore attenzione ai problemi
di ordine etico e religioso per chi si professa credente.
In particolare l’invito è rivolto proprio alle coscienze dei “credenti”; molte sono le loro
“colpe storiche” e molti i peccati di “omissione”, ma il peccato più grave è stato proprio
quello di aver sostituito ai valori biblici ed evangelici primitivi, quelli “secolarizzati”
( terreni e materialistici ) che spesso inconsapevolmente sono stati interiorizzati al
punto da renderli parte integrante del loro “agire nel mondo”. Sarebbe necessario,
quindi, comportarsi da “vergini sagge”, vigili ed attente alla voce dello spirito ed a
quelle dei suoi profeti di ogni tempo e luogo. Paolo VI° nella “Populorum Progressio”
citando S. Ambrogio commenta:

““è come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizio-
 nato ed assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supe-
 ra il suo bisogno quando gli altri mancano del necessario”.18

Questo proprio in virtù della specificità del “Dio cristiano”, che essendo “l’Eterno”, non
ha ancora finito di parlare all’uomo, ed essendo “l’Immenso” non ha un solo modo di
manifestarsi. Dio, Eterno ed Immenso, non è determinato, ma sempre aperto alla
comunicazione con l’uomo.
17  G. Crisostomo, 1ª Epistola ad Timoteum, 4 – XII omelia.

18  Enciclica, “Populorum Progressio”, Paolo VI° n° 23 




14  C. Marx in “Manoscritti”, 1844 vestito: perché non chiamare diversamente
 colui che non riveste chi è nudo pur potendo farlo? Il pane che hai è dell’affamato, il
 vestito che hai nell’armadio è di colui che è nudo, la scarpe che ti si stanno rovinando
 in camera sono di uno che è scalzo, il denaro che tieni nascosto è del bisognoso”.
                                                                                                                      Basilio

“Non dire che regali al povero una parte del tuo, gli restituisci una parte
15  G. Crisostomo in “ 1ª Epistula ad Timoteum”
17  G. Crisostomo, 1ª Epistola ad Timoteum, 4 – XII omelia.

18  Enciclica, “Populorum Progressio”, Paolo VI° n° 23