lunedì 3 giugno 2013

CRISI ECONOMICA O CRISI DI VALORI?

Gli aspetti di questa  crisi inedita sono molteplici:la concezione magica dello stato,la dilapidazione del denaro del popolo,il liberalismo estremo mediante  la tirannia del mercato,l’evasione fiscale.,la mancanza di rispetto della legge tanto nella sua osservanza quanto nel modo di dettarla e applicarla,la perdita del senso del lavoro.In poche parole una corruzione generalizzata che mina la  coesione della nazione e ci toglie prestigio davanti al mondo.Queste  furono le considerazioni fatte da Papa Francesco a proposito della terribile crisi economica che colpì l’Argentina nel 2001.Oggi a distanza di dieci anni la situazione si ripresenta in Europa in tutta la sua gravità e con effetti devastanti e destabilizzanti anche dal punto di vista politico e sociale.
La coscienza dei credenti deve necessariamente interrogarsi e fare  una seria autocritica per individuare cause e responsabilità davanti a una situazione diffusa e generalizzata di ingiustizia e  povertà endemica  che “grida vendetta al cospetto di Dio”!
“Dio ha voluto che questa terra fosse possesso comune di tutti gli uomini e a tutti
 offrisse i suoi prodotti; è stata l’avarizia a spartire i diritti di possessione ( avaritia
 distribuit iura possesionum )…….”  S. Ambrogio
 I profeti hanno il compito di ricordare che la terra con tutti i suoi beni è concessa da
Dio agli uomini in equa misura. Essi devono farsi difensori dei diritti dei poveri e degli emarginati contro prepotenti ed accaparratori.
Secondo la tradizione vetero-testamentaria “La terra è di Dio”, ciò significa che è stata
concessa a tutto il “suo popolo”;  e il popolo si identifica proprio attraverso questa sua proprietà, per questo, una situazione diversa deve essere considerata anomala e
quindi da modificare.
I difensori della proprietà privata,- quella stessa di cui Marx diceva che:      “l’economia parte dal fatto della proprietà privata, ma non la spiega”14-






14  C. Marx in “Manoscritti”, 1844 Hanno dovuto fare i salti mortali per eludere una tradizione così chiara, così costante e fedele alla Sacra Scrittura. Comunque siano andate le cose storicamente e teologicamente, nessun artificio e nessuna cavillosa astuzia teologica ha potuto alterare la chiarezza della dottrina espressa dai “Padri della Chiesa”:
Non dire che regali al povero una parte del tuo, gli restituisci una parte del suo (Basilio)
Sembra, almeno per coloro che si professano credenti, che la voce di Dio si sia levata
per bocca dei suoi profeti contro le empie sacrileghe e fratricide violenze ed espropria-
zioni, risuonando dura ed inesorabile:
                             
“Guai a voi che aggiungete casa a casa/e unite campo a campo/finché non vi resti
 più spazio/e voi restiate ad abitare/nel mezzo del paese./Ho udito con le mie orecchie
 il Signore degli eserciti: di certo, tanti palazzi diventeranno una desolazione,/grandi e
 “E ora a voi, ricchi! Piangete e lamentatevi per le sciagure che stanno per venire su di
 voi. Le vostre ricchezze vanno in malora e i vostri abiti sono mangiati dalle tarme.(…)



 Voi non avete pagato gli operai che mietono nei vostri campi: questa paga rubata ora
 grida al cielo, e le proteste dei vostri contadini sono arrivate fino agli orecchi di Dio, il
 Signore Onnipotente. Voi avete vissuto quaggiù sulla terra in mezzo al lusso e ai pia-
 ceri sfrenati: vi siete ingrassati come bestie per il giorno del macello. Avete condannato
e ucciso persone innocenti che non hanno   la forza di difendersi.”16




16   Dalle Lettere degli Apostoli, Giacomo 4,5                   
La proprietà privata sembra essere quindi un “furto” legalizzato, istituzionalizzato,
canonizzato. Oltre alla questione “de facto”, esiste la questione “de iure”: la proprietà
differenziatrice non potrebbe e non può esistere se non mediante la violenza e la spo-
gliazione, e quindi non si può avere una legittima proprietà differenziatrice.
Mi pare per questo utile, a scopo esemplificativo, riportare integralmente un brano
tratto dalle omelie di G. Crisostomo, ricco di spunti meditativi e di significative
asserzioni: 
Tu dici: finché non si fa il male non si è cattivi anche se non si compie il bene.
  E non è forse un male possedere da soli i beni del Signore, godersi da soli ciò che
  è comune a tutti? Non è di Dio la terra e quanto essa contiene? Se dunque i nostri
  beni sono quelli del nostro comune Signore, sono anche quelli dei nostri compagni
  di servizio, poiché tutto ciò che è del Signore è comune a tutti. I beni necessari ci
  sono comuni; noi però non rispettiamo lo spirito di comunione neppure in quelli
  insignificanti. Ora Dio ci ha dato i primi proprio per insegnarci ad avere in comune
  gli altri, ma noi nemmeno così abbiamo capito la lezione…
  Come può essere buono chi è ricco? Non è possibile Non è possibile; è buono solo se da agli altri Quando non ha è buono; quando dà agli altri è buono; finché ha non può essere
buono”.17          

15  G. Crisostomo in “ 1ª Epistula ad Timoteum”
Pensiamo che la lettura di questi spunti meditativi possa offrire una valida occasione
di riflessione su temi etici e religiosi di grande importanza. 
L’indicazione più immediata che possiamo globalmente trarre dall’esame critico dei
brani riportati, potrebbe essere quella di prestare una maggiore attenzione ai problemi
di ordine etico e religioso per chi si professa credente.
In particolare l’invito è rivolto proprio alle coscienze dei “credenti”; molte sono le loro
“colpe storiche” e molti i peccati di “omissione”, ma il peccato più grave è stato proprio
quello di aver sostituito ai valori biblici ed evangelici primitivi, quelli “secolarizzati”
( terreni e materialistici ) che spesso inconsapevolmente sono stati interiorizzati al
punto da renderli parte integrante del loro “agire nel mondo”. Sarebbe necessario,
quindi, comportarsi da “vergini sagge”, vigili ed attente alla voce dello spirito ed a
quelle dei suoi profeti di ogni tempo e luogo. Paolo VI° nella “Populorum Progressio”
citando S. Ambrogio commenta:
““è come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizio-
 nato ed assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supe-
 ra il suo bisogno quando gli altri mancano del necessario”.18





Questo proprio in virtù della specificità del “Dio cristiano”, che essendo “l’Eterno”, non
ha ancora finito di parlare all’uomo, ed essendo “l’Immenso” non ha un solo modo  di
manifestarsi. Dio, Eterno ed Immenso, non è determinato, ma sempre aperto alla
comunicazione con l’uomo.
                           



7  G. Crisostomo, 1ª Epistola ad Timoteum, 4 – XII omelia.

18  Enciclica, “Populorum Progressio”, Paolo VI° n° 23 


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